Piani dei Resinelli: spunti di riflessione per il rilancio di “piccole” destinazioni

Resentemente sono stato chiamato dalla Comunità Montana Lario Orientale Valle San Martino, per un’attività di formazione rivolta agli operatori turistici dei Piani dei Resinelli (LC).

Perché ne parlo in questo blog?

Perché quello che sta accadendo ai Piani dei Resinelli può interessare tante altre località montane (e non) che si devono confrontare con i problemi tipici delle “piccole” destinazioni che soffrono la concorrenza di altre mete più famose e gettonate.

Come attrarre potenziali ospiti con budget limitati? Come convincere gli ospiti a pernottare anche se risiedono molto vicini, magari a poco più di un’ora di auto? Come “competere” con località che offrono più servizi?

Gli operatori di Piani dei Resinelli da anni si trovano a confrontarsi con questi problemi, ma quest’anno è emersa una nuova consapevolezza e una rinnovata fiducia.

Per chi non lo sapesse Piani dei Resinelli, è un altopiano a circa 1200 metri di quota raggiungibile in meno di mezz’ora dal centro di Lecco, e in poco più di un’ora da Milano o Bergamo.

Questa sua vicinanza alle grandi città, con un potenziale bacino di utenza di milioni di persone, ne ha fatto la meta preferita per la tipica gita fuori porta: un grande vantaggio che però, negli ultimi anni, si è tradotto nel classico turismo mordi e fuggi, con scarse ricadute sul territorio.

Il territorio offre tantissime attrattive e non c’è nulla da inventare: è adatto a famiglie e bambini con passeggiate in tutta sicurezza, ci percorsi più impegnativi per amanti del trekking e dell’alpinismo, vie d’arrampicata per tutti i livelli, oltre ad un fascino unico che deriva dalla sua storia.

Proprio ai Piani dei Resinelli, infatti, sono nati i Ragni di Lecco uno dei più forti e importanti gruppi alpinistici che dagli anni ‘50 anni fatto la storia dell’alpinismo mondiale. I sentieri, i rifugi, le vie della Grigna e della Grignetta (le montagne vicino ai Resinelli) sono cariche di storia e di aneddoti riguardanti i miti dell’alpinismo mondiale a partire da Riccard Cassin e Walter Bonatti.

Non è questa la sede per riflettere sulle potenzialità di sviluppo di questo territorio che tra l’altro non soffre di stagionalità in quanto è frequentato 12 mesi all’anno.  

Quello sui cui vorrei riflettere sono alcuni dei problemi evidenziati dagli operatori – problemi comuni a tantissime altre destinazioni – sia le potenzialità di sviluppo che sono emerse quest’anno.

Una delle solite lamentele di alcuni operatori è: “Qui la gente non sta mai a dormire o a mangiare la sera, perché in un’ora è a casa!”. Oppure “E’ inutile fare attività o eventi serali, tanto la gente va casa, e non rimane!

Qualcuno potrebbe obiettare che le persone tornano a casa fino a che non si dà loro un motivo per rimanere.

D’altra parte però investire e provare a fare qualcosa di diverso non è facile. Quest’estate lo si è potuto fare grazie a due fattori.

Da un lato l’estate del Covid, l’estate nera per tante località, ha visto un boom di arrivi come non si vedeva da tempo, favorito dal blocco dei voli internazionali e dal fatto che molti hanno preferito località vicino a casa: molte più persone degli anni precedenti hanno scelto di passare parte del loro tempo ai Resinelli.

Inoltre grazie a i fondi di un bando europeo sono state create una serie di nuove attività ed eventi che hanno movimentato la destinazione offrendo nuove possibilità agli ospiti, creando qualcosa di nuovo e di inaspettato.

Alcune attività, inoltre, in modo apparentemente contro-intuitivo sono state programmate la domenica sera.

Perché se si è scelto la domenica, quando il sabato o il venerdì c’era più gente?

Perché è stato un modo per dire all’ospite: “Rimani qui, non te ne pentirai, non avere fretta di tornare in città”. 

Una scelta strategica per sottolineare che l’altopiano non vive solo due giorni alla settimana, ma sempre; una scelta che si è rivelata vincente e che a lungo a andare può contribuire a cambiare il posizionamento strategico della località: non solo un luogo da gita di un giorno, ma un luogo dove rimanere, dove godersi la natura, il cielo stellato e tutte quelle possibilità che la città non ti può offrire.

E questo per un motivo molto semplice.

Non è vero che le persone cercano sempre di spendere il meno possibile e quindi visto che i Resinelli sono vicini alla città la gente non si ferma a dormire o mangiare per risparmiare: basta dare un senso, una motivazione, basta fornire la possibilità di una esperienza diversa e c’è un bacino enorme che è pronto a trascorrere più tempo in montagna.

I problemi da risolvere non sono tanti. Anzi essenzialmente il problema principale è uno solo: non tanto creare servizi e le attività per gli ospiti (ce ne sono tanti), quanto farli conoscere.

Spesso infatti tante attività, tanti luoghi da vedere si scoprono per caso, magari parlando i singoli operatori o leggendo un post su un social media.

Per esempio, si può scoprire la possibilità di un trekking con le guide alpine che ripercorre i luoghi manzoniani (il Resegone è a due passi), oppure si possono scoprire specialità culinarie inedite nei rifugi: un piatto tipico di alcuni rifugi, per esempio, è il pesce di lago e non si tratta di cucina gourmet, ma di cucina tradizionale visto che il lago di Como è raggiungibile a piedi in pochissimo tempo; tutte cose che non sono scritte da nessuna parte ma si scoprono solo sul luogo. Questo solo per citare due delle mille possibilità che già esistono.

Il problema è mettere in rete questa ricchezza, ma da quest’anno c’è una consapevolezza in più: la prossimità che fino a ieri era considerata solo come fonte di un turismo mordi e fuggi (e quindi distruttivo) può essere anche fonte di rinascita.

Il Covid ha permesso a tanti turisti di scoprire luoghi vicino alle grandi città che fino adesso erano ignorati o poco considerati.

Sta alle singole destinazioni farne tesoro e capire che non è vero che la gente vuole sempre tornare a casa il prima possibile: basta solo fornire agli ospiti una bella motivazione per restare e godere di territori ricchi di storia e di paesaggi unici.

È necessario creare valore, distintività, unicità: in altre parole una motivazione che vada oltre il semplice “è vicino e costa poco”. 

Mi viene in mente una frase di Baricco nel romanzo Novecento: “Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla”.

Sembra scritta apposta per chi si occupa di turismo.

Un territorio deve unire alle risorse naturali e culturali anche una buona storia: gran parte delle località italiane ce l’hanno, basta solo raccontarla; gli ospiti sono già pronti ad ascoltarla e viverla.

1 commento su “Piani dei Resinelli: spunti di riflessione per il rilancio di “piccole” destinazioni”

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