Prima vengono le relazioni, poi le cose che sono in relazione

Prima vengono le relazioni, poi le cose che sono in relazione.

Questa idea, cioè che prima vengono le relazioni e poi le cose, non è nuova in filosofia, in sociologia, né tantomeno in fisica: pensiamo per esempio ai “paradossi” della fisica quantistica che sono paradossi proprio perché abituati a pensare alle particelle come “cose”; oppure pensiamo al fatto che tutte le cose che vediamo sono costituite solo da tre elementi: elettroni, neutroni, protoni; ciò che cambia è la loro relazione.

Questo modo di vedere la realtà si sta piano piano diffondendo e tanti problemi quotidiani tra cui quelli l’organizzazione aziendale possono ora essere affrontarti in modo più efficace.

Ai grandi problemi delle imprese ora è possibile dare nuove risposte.

Floridi, è uno di quei filosofi che sta riuscendo a tradurre tali idee in pratica e nel libro “Il verde e il blu”, mostra con vari esempi cosa significa passare dall’idea di cosa all’idea di relazione.

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Contro l’ascolto del cliente

Questo articolo nasce dagli stimoli di un bel video di Matteo Bonazza sul tema dell’identità nelle strutture turistiche.

“Quando si chiede ad un albergatore perché i clienti dovrebbe venire da lui – racconta Bonazza –  la maggior parte risponde così: Qui si mangia bene; qui è pulito; qui c’è un ambiente familiare. Sono risposte che potrebbero dare tutti e da cui non emerge una vera e propria differenza di una struttura dall’altra”.

A quel punto – conclude Bonazza – quando le strutture sono tutte molto simili, il cliente decide in base al prezzo. Diventa quindi importante distinguersi, avere una identità forte e chiara per poter far capire al clienti il proprio valore (indipendente dal prezzo).

Questo è indubbiamente vero ed è uno dei problemi di molte imprese.

Ma perché è così difficile distinguersi? Perché il problema dell’identità è così marcato e solo poche strutture ricettive riescono davvero a differenziarsi? Da cosa nasce questo problema che riguarda non solo le strutture turistiche ma tutte le imprese, indipendentemente dal prodotto o servizio offerto?

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Abitare l’incertezza ovvero prendere decisioni

Prendo spunto da alcuni post di Luciano Martinoli sulla differenza tra calcolo e decisione per ulteriori riflessioni su questo tema.

Intanto la premessa.

Siamo abituati a pensare che le decisioni migliori siano frutto di calcoli. Più preciso e corretto sarà il calcolo, migliore sarà la decisione.  In realtà, ci avverte Martinoli, prendere una decisione non ha a che fare con il calcolo.

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In azienda non sono importanti le persone

Mettere le persone al centro, le persone sono la risorsa più importante dell’organizzazione, focus sulle persone, gestione e valorizzazione dei talenti… queste sono le frasi che ripetono la maggior parte delle organizzazioni e dei formatori.

Forse è necessario ripeterlo proprio perché non è così, ma c’è problema ancora più profondo.

Il titolo di questo post “In azienda non sono importanti le persone” non è cinico, né ironico, ma vuole riflettere sul fatto che in un sistema non sono importanti le singole parti, ma come queste parti sono in relazione fra loro.

Detto in altro modo: in azienda non sono importante le persone, ma le relazioni tra le persone.

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Il margine/ora (seconda parte): un cambio gomme da Formula 1

Con il margine/ora anche la ricerca della competitività, cambia radicalmente i suoi riferimenti.

Fino a ieri, l’unica strada percorribile per arrivare a migliorare la remuneratività di un prodotto, non potendo alzare il prezzo, poteva essere solo quella di una riduzione dei costi.

D’ora innanzi, abbiamo invece a disposizione un’altra possibilità, un nuova via: aumentare la produzione oraria! Anche se in certe situazioni potrà non essere semplice, mi sento di poter affermare che si tratta di un obiettivo senz’altro più facile da raggiungere rispetto al precedente.

Per quanto chiaro sia il concetto, nella sua semplicità, vorrei brevemente approfondire il concetto di – incremento della produzione – poiché so molto bene quanto delicato sia l’argomento, quanto elevato il rischio di fraintendimenti o errate interpretazioni.

Per rendere assolutamente chiaro il concetto, proviamo a fare un esempio, chiaramente estremo ma ci aiuta a comprendere il problema.

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Il manager come “ambiente”

pREMESSA. Coloro che sono chiamati a “dirigere” le organizzazioni aziendali sono da tempo davanti a nuove sfide.

La velocità del cambiamento dei mercati, e della società nel suo complesso, impone di abbandonare, e non da oggi, una visione dell’organizzazione basata sulla metafora fordista.

Viene infatti richiesto a tutti di essere autonomi , creativi, veloci, propositivi, richieste che confliggono con il paradigma del “comando e controllo”, e non solo quello.

Le imprese allora sono inondate da nuove proposte per gestire e risolvere le sfide organizzative e motivazionali:  Diversity & Inclusion Management, Coaching, Sviluppo nuove Leadership, Lean e Agile Organization, Continuous Learning, Digital innovation, Smart Working, Talent Management, … e altro ancora.

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Il margine/ora (prima parte)

PROBLEMA. Immaginate di avere due ordinativi sulla vostra scrivania.

Il primo ordinativo è relativo al prodotto A, è di 1.000 pezzi; il costo di produzione di A è di 10 euro (4 euro per la manodopera, 6 euro per i materiali), il prezzo di vendita è fissato in 20 euro.

Il secondo ordinativo è relativo al prodotto B;  la quantità è la medesima (1.000 pezzi), il suo costo è di 6 euro (0,5 di manodopera, 5,5 di materiale) il prezzo è 10 euro.

Per vostra informazione, le operazioni del ciclo di lavorazione sono svolte all’interno della stessa struttura produttiva, su posti di lavoro singoli; il costo orario della manodopera è il medesimo (per semplificare i calcoli ipotizziamo un costo orario della manodopera di 60 euro).

Potendo scegliere, quale ordine preferireste ricevere? 

Probabilmente basta un solo secondo per rispondere A! Il fatturato è di 20.000 euro rispetto ai 10.000 di B, il margine di contribuzione è del 50% contro il 40% e corrisponde a 10.000 euro contro 4.000.

Sembra evidente che il prodotto A sia il più conveniente, da tutti i punti di vista; sembra perché forse è il caso di farsi venire qualche dubbio.

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La domanda di Steve Jobs per gli albergatori (e per tutti gli imprenditori)

In una intervista Jobs afferma che l’unico problema di Microsoft è che non hanno gusto e non mettono abbastanza cultura nel loro prodotti.

Tu dirai “Che importa?”. Bhe… i font a spaziatura personale provengono dalla stampa a caratteri mobili e dai libri.

Se non fosse stato per noi non li avrebbero mai inseriti e credo che quello che mi rattrista non sia tanto il successo di Microsoft – non ho problemi a riconoscerlo, se lo sono guadagnato per gran parte – quanto piuttosto la qualità mediocre dei loro prodotti. Sono prodotti senza anima, non hanno nessun aspetto geniale, sono molto banali.

Al di là della critica a Microsoft, mi pare importante riflettere su questa osservazione di Jobs che riguarda ogni impresa, coinvolgendo in particolare anche chi opera nel settore turistico.

Sto mettendo abbastanza cultura nei miei prodotti?

Questa mi pare una domanda spiazzante che ogni imprenditore dovrebbe farsi.

Come può un albergatore mettere cultura nel proprio servizio?

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Una teoria semplice ed elegante si rivelò sbagliata

Negli ultimi 30 anni, nel campo del sistema immunitario sono state effettuate importanti scoperte che hanno completamente rivoluzionato alcuni aspetti della medicina.

Ne parlo in questo blog perché questi studi hanno avuto un impatto assai significativo sulla formazione: mi riferisco agli studi di Edelman (premio Nobel nel 1972) che hanno costituito un vero e proprio cambiamento di paradigma.

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La paura del potere

Chi si trova in posizioni di responsabilità e quindi di “potere” spesso si trova a dover fare i conti con le molteplici forme di esercizio potere che possono assumere connotazioni estremamente negative –  quando, per esempio, prevalgono aspetti legati all’abuso, al sopruso, all’egoismo – o estremamente positive quando, per esempio prevalgono gli aspetti generativi e creativi legati al potere come possibilità.

Oltre a questi aspetti non è da trascurare il tema della paura – non solo riferimento a chi subisce il potere – ma anche in chi lo deve esercitare.

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