Chi si trova in posizioni di responsabilità e quindi di “potere” spesso si trova a dover fare i conti con le molteplici forme di esercizio potere che possono assumere connotazioni estremamente negative – quando, per esempio, prevalgono aspetti legati all’abuso, al sopruso, all’egoismo – o estremamente positive quando, per esempio prevalgono gli aspetti generativi e creativi legati al potere come possibilità.
Oltre a questi aspetti non è da trascurare il tema della paura – non solo riferimento a chi subisce il potere – ma anche in chi lo deve esercitare.
Spesso, infatti, c’è una vera e propria paura di sentirsi “potenti” e una disposizione a sentirsi “potuti” con scrive Morelli nell’articolo “L’aura del potere”.
“Bisognerebbe domandarsi – continua Morelli – perché si è così disposti a rinunciare al proprio potere e alle proprie possibilità.
Perché, cioè, le posizioni concilianti e collusive predominano rispetto a quelle in cui l’assunzione di responsabilità verso se stessi riesce a sviluppare un processo di emancipazione”.
Vi sono almeno due ordini di ragioni – conclude Morelli – da considerare:
- 1) la confusione della leadership con il paternalismo e l’arroganza;
- 2) la paura di assumersi delle responsabilità che fa prevalere una posizione di attesa.
La riflessione di Morelli mi pare fondamentale per tutti coloro che si trovano in posizioni di responsabilità e si trovano ad esercitare qualche forma di potere.
La paura del potere, ovvero la paura di esercitare e agire le proprie possibilità, è un vincolo che non solo blocca progetti di sviluppo individuale e collettivo. Rischia, soprattutto, di rendere inefficace e senza senso il ruolo di manager e responsabile.
POST SCRIPTUM
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