Il manager come “ambiente”

pREMESSA. Coloro che sono chiamati a “dirigere” le organizzazioni aziendali sono da tempo davanti a nuove sfide.

La velocità del cambiamento dei mercati, e della società nel suo complesso, impone di abbandonare, e non da oggi, una visione dell’organizzazione basata sulla metafora fordista.

Viene infatti richiesto a tutti di essere autonomi , creativi, veloci, propositivi, richieste che confliggono con il paradigma del “comando e controllo”, e non solo quello.

Le imprese allora sono inondate da nuove proposte per gestire e risolvere le sfide organizzative e motivazionali:  Diversity & Inclusion Management, Coaching, Sviluppo nuove Leadership, Lean e Agile Organization, Continuous Learning, Digital innovation, Smart Working, Talent Management, … e altro ancora.

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La paura del potere

Chi si trova in posizioni di responsabilità e quindi di “potere” spesso si trova a dover fare i conti con le molteplici forme di esercizio potere che possono assumere connotazioni estremamente negative –  quando, per esempio, prevalgono aspetti legati all’abuso, al sopruso, all’egoismo – o estremamente positive quando, per esempio prevalgono gli aspetti generativi e creativi legati al potere come possibilità.

Oltre a questi aspetti non è da trascurare il tema della paura – non solo riferimento a chi subisce il potere – ma anche in chi lo deve esercitare.

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Il nuovo ruolo dell’imprenditore (Genova)

L’idea base del seminario

C’è un disallineamento tra quanto la scienza sa e ciò che le imprese praticano. Ci sono tante scoperte delle scienze sociali – psicologia, neuroscienze, antropologia, filosofia, scienze della complessità ecc – che dimostrano tante cose su come siamo fatti e su come ci comportiamo, come apprendiamo, come motiviamo le persone, a quali condizioni possiamo creare qualcosa di nuovo e innovare.

Ebbene, spesso facciamo l’opposto. Non perché siamo stupidi o cattivi. A volte è proprio il buon senso o l’intuito che ci frega.

Il buon senso era anche quello che ci faceva credere che la terra fosse piatta oppure che fosse il sole a girare intorno alla terra. Non sembra forse cosi?

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Il nuovo ruolo dell’imprenditore (Milano), II ed.

L’idea base del seminario

C’è un disallineamento tra quanto la scienza sa e ciò che le imprese praticano. Ci sono tante scoperte delle scienze sociali – psicologia, neuroscienze, antropologia, filosofia, scienze della complessità ecc – che dimostrano tante cose su come siamo fatti e su come ci comportiamo, come apprendiamo, come motiviamo le persone, a quali condizioni possiamo creare qualcosa di nuovo e innovare.

Ebbene, spesso facciamo l’opposto. Non perché siamo stupidi o cattivi. A volte è proprio il buon senso o l’intuito che ci frega.

Il buon senso era anche quello che ci faceva credere che la terra fosse piatta oppure che fosse il sole a girare intorno alla terra. Non sembra forse cosi?

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Paura e Change management

Nei prossimi giorni ho in programma a Milano, un seminario di formazione per manager e imprenditori e alcuni mi hanno chiesto se tratto il tema del Change management.

Ecco in sintesi il mio punto di vista e come verrà trattato nel seminario.

Semplificando possiamo dire che quando parliamo di Change management parliamo di qualcosa che riguarda il governo e il cambiamento dei comportamenti.

Ma come fare a governare i comportamenti? Questo è uno dei compiti fondamentali di chi ha una posizione di responsabilità.

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Affrontare i micro-conflitti lavorativi: ipotesi e nuovi sguardi

Ripropongo una sintesi di un articolo di Franca Olivetti Manoukian: “Ri-conoscere i conflitti nelle  organizzazioni di lavoro” .

Le riflessioni della Manoukian, sono molto dense, richiedono una lettura paziente e attenta, ma ci aiutano a vedere con una nuova luce i problemi e i conflitti quotidiani: sono situazioni che spesso incontriamo nella nostra attività professionale che causano malumori, sofferenze, demotivazioni, bloccando le potenzialità creative e produttive di cui ogni organizzazione non può fare a meno.

Normalmente si tende a pensare che nelle organizzazioni ci sia un eccesso di conflitti, ma in realtà molto spesso i conflitti sono negati, tenuti nascosti. E allora il problema maggiore non è l’eccesso di conflitti, ma l’accesso ai conflitti.

Solo conoscendo i conflitti, dando loro un nome è possibile affrontarli e gestirli. L’articolo della Manoukian è importante perché fornisce alcune chiavi per leggere e comprendere in modo inedito situazioni che ci sembrano bloccate.

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La valutazione: un metodo per generare valore

Di fronte alla complessità delle sfide e ad una realtà che sembra sfuggirci di mano diventiamo sempre più ossessionati dalle misure, come ha scritto Stefania Zolotti nell’Editoriale n. 49 di SenzaFiltro.

Il problema non è solo trovare algoritmi o numeri, il problema è più profondo: riguarda la scelta dei criteri per capire se le decisioni che si sono prese sono giuste, per capire se si sta facendo bene o male, per capire come dare valore al lavoro delle persone, come motivarle verso obiettivi significativi e stimolanti.

Ne parlavo tempo fa con il responsabile di una associazione di categoria che era ben consapevole che il problema non era trovare dei “numeri” per valutare le persone, ma l’assenza di ogni valutazione – come nella pratica si stava facendo fino a quel momento – non risolveva certo il problema.

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Il nuovo ruolo dell’imprenditore (Milano)

L’idea base del seminario

C’è un disallineamento tra quanto la scienza sa e ciò che le imprese praticano. Ci sono tante scoperte delle scienze sociali – psicologia, neuroscienze, antropologia, filosofia, scienze della complessità ecc – che dimostrano tante cose su come siamo fatti e su come ci comportiamo, come apprendiamo, come motiviamo le persone, a quali condizioni possiamo creare qualcosa di nuovo e innovare.

Ebbene, spesso facciamo l’opposto. Non perché siamo stupidi o cattivi. A volte è proprio il buon senso o l’intuito che ci frega.

Il buon senso era anche quello che ci faceva credere che la terra fosse piatta oppure che fosse il sole a girare intorno alla terra. Non sembra forse cosi?

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Neuroscienze e conflitto

Il seguente post è una sintesi di un precedente articolo di Ugo Morelli che esaminava il rapporto fra gli studi e le ricerche in corso nel campo delle neuro-scienze e nel campo del conflitto. In particolare, lasciando stare i tecnicismi, mi pareva fondamentale riprendere alcune domande:

  • Cosa c’entrano i neuroni con il tema del conflitto?
  • La scoperta dei “neuroni specchio” che contributo può portare alla scienza dei conflitti?
  • Perché questi studi dimostrano l’impossibilità di un “Manuale per la risoluzione dei conflitti”?

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