Con il margine/ora anche la ricerca della competitività, cambia radicalmente i suoi riferimenti.
Fino a ieri, l’unica strada percorribile per arrivare a migliorare la remuneratività di un prodotto, non potendo alzare il prezzo, poteva essere solo quella di una riduzione dei costi.
D’ora innanzi, abbiamo invece a disposizione un’altra possibilità, un nuova via: aumentare la produzione oraria! Anche se in certe situazioni potrà non essere semplice, mi sento di poter affermare che si tratta di un obiettivo senz’altro più facile da raggiungere rispetto al precedente.
Per quanto chiaro sia il concetto, nella sua semplicità, vorrei brevemente approfondire il concetto di – incremento della produzione – poiché so molto bene quanto delicato sia l’argomento, quanto elevato il rischio di fraintendimenti o errate interpretazioni.
Per rendere assolutamente chiaro il concetto, proviamo a fare un esempio, chiaramente estremo ma ci aiuta a comprendere il problema.
ESEMPIO. Provate a pensare di dover sostituire (da soli) una ruota sulla vostra auto; immaginatevi le varie fasi dell’operazione, le difficoltà, i disagi. Il tempo impiegato, ben che vada, sarà vicino alla mezz’ora, probabilmente più alto.
Ora andate con la mente ad una sosta ai box di una Formula Uno, per un pit stop: vengono sostituiti quattro pneumatici, si liberano i radiatori da foglie e cartacce, si da una regolata agli alettoni, si pulisce la visiera del casco; talvolta viene persino dato un sorso d’acqua al pilota. Il tutto in 3 secondi.
Se paragoniamo le due operazioni, la differenza è talmente abissale che riesce persino difficile focalizzare che si trattava dello stesso lavoro. Il primo pensiero che viene in mente è che il confronto sia addirittura improponibile. Ma provate ad entrare nel dettaglio, a vedere cosa ha fatto la differenza:
- Non la qualità degli addetti. Quelli del team di formula uno sono senz’altro meccanici molto bravi, anzi speciali, ma nello specifico ciascuno di loro esegue una sola operazione, in sé molto semplice, che richiede un tempo minimo. Uno svita un bullone, uno toglie la ruota usurata, uno mette quella nuova; chiunque potrebbe farlo.
- Non le attrezzature. Sono di assoluta semplicità, addirittura banali. Due cric (a leva anziché a manovella) invece di uno, per alzare completamente la macchina mantenendola diritta e delle normalissime pistole pneumatiche per svitare e avvitare i bulloni.
- Modifiche speciali. Ra razionalizzazione più impegnativa sembra essere quella che le ruote sono bloccate con un solo bullone, grande, invece di quattro piccoli. Non dovrebbe servire lo staff della NASA per arrivarci.
- Organizzazione. Forse può sembrare la cosa più difficile da fare, trovare quella perfetta sincronia di movimenti che consente a tante persone di operare in uno spazio ristretto, senza intralciarsi l’un l’altro. Ma, come abbiamo appena visto, si tratta di cose affatto trascendentali, perciò si tratta solo di mettersi lì, con un po’ di pazienza, e provare. Scoprendo magari, che le persone apprezzano di essere state coinvolte, piuttosto che lamentarsene.
In conclusione, a prescindere dalle varie ottimizzazioni – peraltro, come abbiamo visto, molto semplici da realizzare – la grande differenza di tempo fra il cambio di una gomma della nostra auto e quello della formula uno, dipende sostanzialmente dal diverso numero di addetti: diciotto anziché uno!
Se vi resta il dubbio del costo della squadra, toglietevi il pensiero: l’operazione vi costerebbe solo un ventesimo di quello che spendereste con un solo addetto!
Potete verificarlo in un attimo, con un paio di conti, valorizzando i tempi impiegati con il costo di manodopera; ma nel frattempo, il tempo di esecuzione, scendendo del 99,8%, porterebbe la “produzione” oraria da 2 a 1200 pz/h!
Certamente è un caso limite, ma come tutti i casi estremi aiuta comprendere meglio le conseguenze del calcolo dei costi e dei margini.
C’è una obiezione importante e significativa di cui comunque bisogna tenere conto in questo esempi. L’operazione con 18 persone costa meno solo se si possono fare migliaia di cambi gomme. Per un solo cambio gomme il gioco non vale la candela.
Il problema, quindi, non è il costo, ma riguarda una scelta strategica.
Posso “vendere” migliaia di cambi gomme? E’ un prodotto/servizio richiesto? Potrebbe esserlo? Tutte domande in cui la componente “costo” non è un problema prchè potrei fare un prezzo assolutamente concorrenziale.
Infine, entra in gioco un secondo aspetto fondamentale e spiazzante: con l’aumentare del numero di persone coinvolte il costo orario diminuisce! Sembra paradossale ma è così: è solo una questione di organizzazione…
Mi pare importante ripetere questo concetto perchè contraddice il senso comune e le modalità con cui consideriamo le persone che – al di là della vuota retorica – sono sempre e solo viste come un costo.
CON L’AUMENTARE DEL NUMERO DI PERSONE COINVOLTE IL COSTO ORARIO DIMINUISCE!
Non vi resta che cominciare a cimentarvi con il margine/ora. BUON LAVORO !!!
1 commento su “Il margine/ora (seconda parte): un cambio gomme da Formula 1”