Bellissima intervista di Stefania Zolotti a uno dei padri dell’industria italiana: Mario Carraro.
Una intervista lunga, profonda, talmente bella che non vorresti che finisse mai. Una lettura diversa dal solito per riflettere sul mondo del lavoro, con un linguaggio schietto, diretto, oltre i classici luoghi comuni.
“Ho un ricordo chiaro. Anni ’60, Fiera di Padova, presentavano la prima fotocopiatrice Xerox. Ci andai con il nostro Amministratore delegato che disse “Se fossimo più grandi potemmo comprarla”. Gli risposi che l’avrebbe avuta il giorno dopo perché quella per me era uno strumento di comunicazione e non solo una fotocopiatrice. Ci avremmo potuto riprodurre lucidi, far viaggiare il nostro messaggio, usarla per le nostre presentazioni. Dopo sei mesi ne comprammo una seconda perché la prima era sempre intasata di richieste…
…Sono sempre stato una mente aperta e liberale con una grande attenzione ai processi del sociale ma da qui a dire che ero comunista ne passa. C’è anche da dire che qui in Veneto venivi classificato anche solo se leggevi La Repubblica.
A molti non sono mai andato bene al punto che nei primi anni ’90 mi vennero a dire che dimostravo troppo interesse a Internet: questo loro rimprovero testimonia oggi i ritardi collettivi di un’Italia intera. Però devo dire che il disinteresse verso i nuovi strumenti e modelli a volte è diffuso. Ripenso a quando portai in Carraro il rappresentante italiano di Yahoo e il guru dell’IBM: riunii dirigenti, capi ufficio, operai, una giornata dedicata a internet ma purtroppo senza riscuotere troppo interesse. A volte mi dico che leggo troppo, io tra l’altro leggo da molto tempo solo stampa straniera. I giornali li leggo di carta o digitali, purché siano fatti bene. Lo stile del The New Yorker è il giornalismo che vorrei leggessero tutti, chiaro e schietto. E’ solo l’autorevolezza dei giornalisti che rende merito al mestiere. E’ normale che esista da noi un giornale di Confindustria? La Germania, con l’industria che si porta dietro da sempre, non ce l’ha mica un giornale come Il Sole 24 ore”.
L’intervista completa è pubblicata su SenzaFiltro: Non penserai mica che Mario entri in fabbrica? (4 ottobre 2017)
bella davvero. tutti gli imprenditori e i manager dovrebbero avere amore e visione come Carraro.
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Grazie per il tuo commento Gianni. Magari mi sbaglio ma ritengo questo amore e visione vadano in qualche modo coltivati. La visione non nasce per illuminazione improvvisa, ma per uno studio continuo. Non mi pare un caso che questo amore e visione concidano con un uomo che a vent’anni aveva letto tutto Proust, circondato da famigliari che amanvano le arti, la musica, la pittura e che dichiara che “A volte mi dico che leggo troppo”. Fra le tante frasi che dice una mi ha colpito: “Se inserisci in azienda persone senza passioni, alla lunga tutto si fa sterile”. E’ fondamentale questo atteggiamento di curiosità verso il mondo, di ricerca continua per ampliare le proprie conoscenze, il proprio linguaggio e quindi anche la propria “VISIONE”.
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