Due storie di fallimento. Perché cambiare è così difficile anche quando i vantaggi sono evidenti.

FALLIMENTO 1 . La storia seguente è ripresa quasi integralmente dall’articolo “La mia storia di fallimento preferita” di Mirco Di Porzio.

Il Dottor Semmelweis nel 1846 lavorava all’ospedale generale di Vienna. In quel periodo la febbre puerperale faceva stragi: la percentuale di decessi delle donne che partorivano era intorno all’11%.

Un medico molto amico del Dott. Semmelweis stava praticando un’autopsia ad una donna deceduta per cercare di studiare il fenomeno, quando si tagliò leggermente con un bisturi sporco. Nel giro di qualche giorno morì, presentando sintomi simili a quelli della donna.

A questo punto al Dottor Semmelweis venne un’idea: “Ma non è che ci sono delle cosine invisibili che si trasferiscono con il contatto e causano la malattia?”.

Così impose il lavaggio igienico delle mani a chi dovesse toccare le donne che partorivano. Già che c’era, impose anche il cambio delle lenzuola.

Nel giro di 2 anni la percentuale di decessi scese dal 11% alll’1%.

Ma ecco l’errore di Semmelweis: non aveva curato i rapporti con la comunità intorno a lui. La qualità del suo lavoro avrebbe dovuto parlare da sola. Ma non funziona mai così.

Purtroppo il capo di Semmelweis trovò la sua iniziativa inappropriata e fastidiosa. Si stava occupando di cose che non gli competevano, inoltre aveva emanato disposizioni senza consultarlo. Fa niente che si stessero salvando vite, non si sminuisce l’importanza dei superiori.

Poi l’idea era del tutto inaccettabile: se fosse stato vero che le donne morivano per essere state toccate dalle mani sporche del personale, allora avrebbe voluto dire che erano i medici ad aver causato i decessi.

No. I medici salvano le vite, non causano la morte. Non è un’idea a cui si può credere.

E lo licenziò.

Senza il supporto della sua cerchia e della sua struttura, fu impossibile smuovere i preconcetti della comunità scientifica dei tempi che gli si scagliò contro. Finì per essere ricoverato in manicomio, dove morì per percosse.

Ci vorranno altri 40 anni prima che Pasteur riesca a convincere il mondo della pericolosità della contaminazione batterica.

Anche se non è giusto, nel mondo non basta avere ottime idee/qualità/prodotti/servizi. Bisogna sapersi far ascoltare. Non servirà a niente avere il servizio/prodotto migliore, se non avrò previsto come rassicurare i confusi e convincere gli scettici.

FALLIMENTO 2. E’ un episodio che raccontava spesso Luigi Pagliarani, ripreso da Ugo Morelli nel libro “Conflitto” e nel Manifesto di Polemos.

Negli anni ’60 era stata organizzata una manifestazione contro gli armamenti nucleari con la partecipazione della cantante americana Joan Baez.

Durante lo svolgimento del corteo una signora si pose innanzi ai manifestanti e diede uno schiaffo a Pagliarani, denunciando il fatto che aveva un figlio che stava facendo il servizio militare e che, in caso di disarmo dei paesi occidentali, sarebbe stato esposto alla minaccia del nemico.

Quali erano le “buone ragioni” di quella signora, si chiedeva Pagliarani?

A partire dal perseguimento di un obiettivo certamente necessario e condivisibile come il disarmo atomico e la ricerca delle vie per controllare e cambiare i comportamenti umani nei confronti della guerra, noi non avevamo tenuto conto, egli diceva, delle paure che una prospettiva di questo tipo genera.

Una ricerca e un’azione che vogliano affrontare il problema della guerra devono farsi carico di queste paure e delle ansie che la non violenza e la proposta pacifica comportano, pena il loro insuccesso pratico.

CONCLUSIONE. E’ assolutamente inutile mostrare i vantaggi del cambiamento se non si fanno i conti con le resistenze e le paure di chi è direttamente coinvolto in questo cambiamento.

I vantaggi possono essere assolutamente evidenti e innegabili – come nel caso di Sommelweis o nel caso di Pagliarani che lottava per il disarmo atomico – ma questo non basta.

Quali sono le buone ragioni di chi si oppone al cambiamento?

Il cambiamento, oltre a indubbi miglioramenti, è sempre connesso ad una perdita (perdita di potere, di prestigio, di sicurezze, di identità, di ruoli,  di confini stabiliti ecc). Se non ne tengo conto, e non ho previsto come rassicurare i confusi e gli scettici, non servirà a nulla avere l’idea o il progetto migliore.

E’ una lezione da tenere ben presente.

 

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