E’ stato Feyerabend nel libro omonimo del 2002, a usare l’espressione “conquista dell’abbondanza”.
Feyerabend descriveva il processo attraverso cui noi conosciamo qualche cosa che ci si presenta inevitabilmente come abbondante, strabocchevole di segnali e informazioni.
“Il mondo in cui noi abitiamo – scrive – è abbondante al di là della nostra più audace immaginazione. Vi sono alberi, sogni, tramonti; temporali, ombre, fiumi; guerre, punture di zanzara, relazioni amorose; ci vivono persone, Dei, intere galassie […] Solo una piccolissima frazione di tale abbondanza influenza le nostre menti. Ed è una benedizione, non uno svantaggio. Un organismo superconscio non sarebbe supersaggio, ma paralizzato”.
Feyerabend si riferisce al processo di semplificazione che opera la scienza per conoscere i fenomeni, ma quest’opera di riduzione della complessità – assolutamente necessaria per conoscere la realtà – oggi assume un significato particolare, perché, per la prima volta nella storia, abbiamo accesso ad una quantità potenzialmente infinita di dati.