Si abusa sempre di questo termine “cassetta degli attrezzi”.
Deve essere una cosa figa del marketing – scrive ironicamente Cristano Carriero in un suo post. La verità è che io non so riparare nemmeno una tapparella, eppure casa mia è piena di attrezzi… Fuor di metafora, io credo che un corso di formazione non debba lasciare una cassetta degli attrezzi, ma solcare delle vie da percorrere.
Prendo spunto da questa riflessione di Carriero per un approfondimento su questo termine “abusato” e “sbagliato”. Sbagliato perché evoca un’idea falsa della formazione.
Provo a spiegarmi meglio. Se fornisco una cassetta degli attrezzi, poi tutti possono usare gli attrezzi come e quando vogliono. Gli attrezzi non cambiano, rimangono sempre quelli, indipendentemente da chi li usa.
Nella formazione non succede così. Se il docente dice una cosa, quella cosa viene fatta propria dai partecipanti in modo unico, ognuno la trasforma e la interpreta in un modo diverso dall’altro.
Le conoscenze evolvono, si trasformano, si agganciano a quanto già conosciamo e ne generano di nuove, non sono cacciaviti e martelli che rimangono sempre uguali e li possiamo riporre nella cassetta, pronti per usarli all’occorrenza.
Gli attrezzi della cassetta, quando li tiriamo fuori di nuovo, anche dopo anni, sono ancora quelli di prima; le conoscenze no.
A volte ce ne siamo dimenticati, altre volte fanno parte di noi, ci hanno cambiato, hanno cambiato il nostro modo di fare e di conoscere. Le conoscenze di un corso di formazione assomigliano maggiormente a tanti pezzi di lego con cui ognuno può costruire cose diverse, ma anche questa metafora è incompleta e rende solo parzialmente la differenze tra l’apprendimento e la cassetta degli attrezzi.
Forse questa immagine (fig. 1) ci aiuta a capire meglio cosa avviene nel nostro cervello quando conosciamo qualcosa e come questo qualcosa venga integrato e trasformato nel nostro cervello (ringrazio Francesco Zanotti per la possibilità di utilizzare questa immagine, presa da una sua presentazione).

L’apprendimento, quindi, non è una mera registrazione (come suggerisce la metafora “cassetta degli attrezzi”), ma costruisce una sintesi che cambia la forma.
A questo punto anche l’espressione cassetto della memoria va cestinata.
Nel cassetto ritrovi le cose così come le hai messe; la memoria, invece, è plastica, evolve nel tempo e trasforma i dati e le informazioni in esse contenute: nuove informazioni nuove esperienze cambiano i dati già presenti.
In sintesi l’espressione “cassetta degli attrezzi” evoca una idea della comunicazione e dell’apprendimento come trasmissione di informazioni che implica modello della mente simile ad un computer; un modello, però, che è stato smentito dagli studi degli ultimi anni.
Noi purtroppo (o per fortuna) non funzioniamo come i computer e di questo è importante tenerne conto non solo nelle aule di formazione, ma anche nelle imprese e più in generale in ogni attività umana.
POST SCRIPTUM
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2 pensieri riguardo “Basta con la cassetta degli attrezzi”