Che persone assumo?

Quando un imprenditore deve scegliere un direttore per la propria azienda c’è un problema ricorrente, di cui spesso non si coglie la potenziale pericolosità: assumere chi la pensa esattamente come lui (in particolare per i ruoli più importanti e delicati dell’azienda).

Alter Ego. Per facilitare i rapporti personali, per la speranza di una omogeneità di vedute, di una effettiva interscambiabilità di scelte e decisioni, per un comprensibilissimo bisogno di sicurezza e di tranquillità, l’imprenditore cerca nel manager, il suo clone, il suo “alter ego”.

Credo che molti considerino la cosa come logica e normale, ma cerchiamo di capire i pericoli e vincoli di questa scelta che, evitando di prendere in considerazione una figura sostanzialmente contrapposta, priva l’azienda di una grande opportunità: la complementarietà fra le figure di maggior rilievo dell’azienda.

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Identità e innovazione

Riporto in questo post alcune riflessioni, frutto di un seminario che ho tenuto nel 2009 sul rapporto tra “innovazione” e “identità”. Pur essendo passati alcuni anni, i temi relativi all’innovazione e all’identità sono ancora attuali e ho quindi deciso di riproporli nel blog come stimolo di discussione.

E’ possibile fare innovazione senza stravolgere la propria identità? Che cos’è l’identità? E’ qualcosa da mantenere, da conservare? E’ qualcosa che evolve continuamente? L’identità è definita una volta per tutte? Si può cambiare, innovare, mantenendo la propria identità? Se è così, che senso ha riscoprire la propria identità?

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Il ruolo del conflitto nell’innovazione

Ancora l’ennesimo post sull’innovazione. Scusate, ma mi pareva importante precisare un aspetto, considerando che spesso vengono citati i casi relativi alla nascita Post It e la scoperta della penicillina, a supporto del ruolo del caso nell’innovazione. Con conseguente corollario, più o meno implicito, sull’impossibilità assoluta di un metodo per innovare.

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Il timore di influenzare l’altro: la negazione del conflitto della formazione.

Nel 2007 una lettera scritta da un gruppo di studenti del Liceo Spedalieri di Catania e la successiva risposta da parte dei docenti, aveva suscitato molto clamore, innescando un vivace dibattito a livello nazionale sul ruolo della scuola e su coloro che si occupano di educazione.

A 10 anni di distanza mi pare fondamentale riflettere ancora su un aspetto che mi pare centrale in quell’episodio: la negazione e il non riconoscimento della conflittualità nel processo di apprendimento.

Un tema che interessa non solo la scuola ma tutte le organizzazioni e le imprese che devono gestire situazioni di potere asimmetriche come capo/collaboratore e devono affrontare le sfide che la contemporaneità impone: prendere posizione; valorizzare le differenze; gestire il confronto tra autorità e autonomia.

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I criteri per la valutazione dei progetti. Un esempio di conflitto della conoscenza

Quando si parla di conflitto di solito si pensa ad uno scontro fra idee e posizioni contrapposte, ma esiste anche un tipo di conflitto che riguarda il nostro modo di conoscere e di apprendere, un conflitto che potremmo definire “conflitto della conoscenza”.

E’ un conflitto che nasce dall’ambiguità costitutiva del nostro modo di apprendere e che non è possibile mai eliminare.

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