Identità e innovazione

Riporto in questo post alcune riflessioni, frutto di un seminario che ho tenuto nel 2009 sul rapporto tra “innovazione” e “identità”. Pur essendo passati alcuni anni, i temi relativi all’innovazione e all’identità sono ancora attuali e ho quindi deciso di riproporli nel blog come stimolo di discussione.

E’ possibile fare innovazione senza stravolgere la propria identità? Che cos’è l’identità? E’ qualcosa da mantenere, da conservare? E’ qualcosa che evolve continuamente? L’identità è definita una volta per tutte? Si può cambiare, innovare, mantenendo la propria identità? Se è così, che senso ha riscoprire la propria identità?

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Gli albergatori e la maledizione del radiale

Qualche giorno fa Luciano Martinoli ha pubblicato un bellissimo articolo intitolato “La maledizione del radiale” a dimostrazione della valenza strumentale della tecnologia, troppo spesso spacciata come risolutrice di tutti i mali aziendali (Industry 4.0. digitalizzazione delle banche, ecc.).

Cos’è la maledizione del radiale di cui parla Martinoli?

Il radiale è un pneumatico, inventato dalla Michelin, che durava più del doppio di quelli precedenti. Ma non è che la gente ha cambiato le abitudini di guida e si è messa a fare più km. Il risultato è che questa invenzione, in pochi anni, ha messo in crisi il settore dei pneumatici perché le vendite sono crollate.

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La Cappella Sistina fu dipinta da uno scultore

Si parla sempre più spesso del fatto che la diversità di visioni e di esperienze siano un valore e del fatto che un candidato non debba “necessariamente” provenire dal business specifico dell’azienda per cui stai facendo la ricerca.

A sostegno si questa tesi ci sono numerose ricerche che confermano come il pensiero laterale o il “thinking out of the box” sia una competenza fondamentale da utilizzare nelle procedure di selezione, ma senza rivolgersi ai soliti “americanismi” è sufficiente ricordare come l’autore della Cappella Sistina, capolavoro invidiatoci da tutto il mondo, sia stata fatta da uno scultore, Michelangelo Buonarroti, non da un pittore.

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La lezione di Tesla (anche per le PMI italiane)

Qualche giorno ha fatto scalpore la notizie che Tesla ha superato in Borsa Ford e GM è ed l’industria automobilistica con maggior capitalizzazione.

E questo nonostante i numeri siano tutt’altro che rilevanti: 7 miliardi di dollari e perdite per 700 milioni laddove i titolati concorrenti, GM, FORD e FCA, hanno fatturato tutti più di 100 miliardi con un utile complessivo di oltre 10.

Alcuni parlano di semplice bolla finanziaria, altri invece, tra cui il New York Times, sottolineano il carattere “imprenditoriale” di Tesla. Per questi ultimi, infatti, non conta il passato, ovvero ciò che ha fatto finora Tesla in termini di fatturato, utili/perdite, auto vendute, ma ciò che sta dimostrando di poter fare in futuro . Continua a leggere “La lezione di Tesla (anche per le PMI italiane)”

Il cannocchiale di Galileo e l’industria 4.0

Le scoperte astronomiche che fece Galileo all’inizio del ‘600 con il suo cannocchiale ci dicono molto sulle sfide che le nuove tecnologie pongono alle imprese. Proviamo a vedere perché.

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Seminario per imprenditori a Trento, 12 giugno 2017

Posso crescere e guadagnare senza preoccuparmi della #competitività (cioè del prezzo)? In che senso devo essere competitivo? Apple – che vende smartphone e pc ad un prezzo doppio rispetto ad altri – può insegnare qualcosa anche a me, piccolo imprenditore? Quali sono i miti da sfatare nel lavoro? Cioè cosa facciamo solo per “abitudine” o per “senso comune” e non perché veramente funziona? Continua a leggere “Seminario per imprenditori a Trento, 12 giugno 2017”

Il ruolo del conflitto nell’innovazione

Ancora l’ennesimo post sull’innovazione. Scusate, ma mi pareva importante precisare un aspetto, considerando che spesso vengono citati i casi relativi alla nascita Post It e la scoperta della penicillina, a supporto del ruolo del caso nell’innovazione. Con conseguente corollario, più o meno implicito, sull’impossibilità assoluta di un metodo per innovare.

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Lo sceicco chiese al servo

Questo post nasce dalle riflessioni emerse dopo aver letto il bell’articolo di Vanessa Rizzo sul “problem solver”. Vanessa ne ha messo in luce, giustamente, le caratteristiche positive; a me piace aggiungere un ulteriore punto di vista e riflettere non solo sul #problem solving ma anche sul #problem setting.

Nel problem solving il problema è dato e tu devi trovare la soluzione, nel problem setting non c’è il problema, sei tu che lo poni. Nel primo caso devi trovare una risposta, nel secondo devi porre una domanda.

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Fiemme PIACE: verso un nuova idea di distretto industriale

In questi anni di crisi è difficile riuscire a trovare aziende che crescono, assumono e valorizzano i talenti. Anche se sono poche, queste imprese esistono e testimoniano la possibilità di un nuovo modello di sviluppo che oltre a creare benessere e nuovi stimoli per i dipendenti nello stesso tempo valorizza tutto il territorio che le ospita.

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I criteri per la valutazione dei progetti. Un esempio di conflitto della conoscenza

Quando si parla di conflitto di solito si pensa ad uno scontro fra idee e posizioni contrapposte, ma esiste anche un tipo di conflitto che riguarda il nostro modo di conoscere e di apprendere, un conflitto che potremmo definire “conflitto della conoscenza”.

E’ un conflitto che nasce dall’ambiguità costitutiva del nostro modo di apprendere e che non è possibile mai eliminare.

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